Ci sono ricette che non fanno parte dei libri di cucina ma della memoria di famiglia e la Minestra di castagne secche è una di queste!
Le castagne secche sono state fino al dopoguerra il pane delle campagne. Ricordo ancora mia mamma quando mi raccontava che ragazzina andava nei boschi con i suoi fratelli a seccare le castagne!
Le castagne secche e il sechesu!
I boschi erano puliti, senza erbacce o rovi, compito degli zii e dei cugini, perché era un lavoro spartito tra i proprietari dei terreni! Lì sopravviveva il sechesu, il seccatoio, dove avveniva il lungo ciclo delle castane e, ovviamente, lontano da casa per facilitare la vita dei ragazzi!…!
Dopo la raccolta, le castagne subivano l’essiccazione sotto il controllo a sorpresa del nonno, piuttosto burbero e inflessibile…mia mamma si è sempre lamentata che non potessero cuocersi le caldarroste! Malgrado gli appostamenti, nonno Filippo riusciva spesso a sorprenderli facendo volare il padellino per arrostirle: che testa!
Chiaramente come il nonno se ne andava, tutti andavano alla ricerca del mitico padellino delle caldarroste, alla faccia del nonno! :D
Le castagne secche erano una fonte di sostentamento, ingrediente spesso della cena e, quelle avanzate, nel latte alla mattina.
Devo dire che nessuno dei miei parenti ha rimpianto la minestra di castagne secche…probabilmente ne avevano fatto il peno in gioventù, sia come cibo che come lavoro!!
Cotte sulla stufa o nel ronfò, diventavano poi base di una minestra che, generalmente, utilizza invece il riso. Nella mia famiglia, ma anche in quella di Carlo, preparavano invece la pasta fresca.
Ha una sua logica. Le uova non mancavano e impastare con un po’ di farina era più naturale ed economico che utilizzare del riso che andava comprato!
Vivere in campagna permetteva di avere più cibo a disposizione, senza doverlo comprare: i prodotti dell’orto e gli animali da cortile! Alcuni, ma non tutti, avevano anche una o due mucche o qualche pecora che garantivano il latte.
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Minestra di castagne secche.
La ricetta che vi propongo è ammorbidita come gusto rispetto a quella originale! Io ho preferito cuocere a parte le castagne e cambiare poi il liquido per un sapore più delicato.
Ho diluito il latte con uguale quantità di acqua, perché è un piatto molto sostanzioso ma, ovviamente, potete utilizzare solo latte o, per un gusto più marcato, parte dell’acqua di cottura delle castagne secche.
Ho cercato di utilizzare pochissima farina per lavorare la pasta fresca per non avere l’effetto pastone nella minestra.
Anche nella Cuciniera genovese dei Ratto del 1902 riportano una ricetta con il riso insaporendola con un soffritto di cipolla e prezzemolo. Stessa ricetta nella Cucina di strettissimo magro che dedica un capitolo alle minestre di riso e cita quella con le castagne.
Minestra di castagne secche
Print RecipeIngredients
- Castagne secche, 150
- Latte, 400 grammi
- PER I TAGLIERINI:
- Farina, 140 grammi
- Uovo, uno
- Acqua, 80 grammi meno il peso del''uovo
- Sale
Instructions
Sciacquare le castagne secche e metterle in una bacinella con abbondante acqua fredda e lasciarle per dodici ore.
Trascorso il tempo di ammollo, togliere l’eventuale buccia rimasta: io ho utilizzato uno stecco per asportarla dalle pieghe delle castagne.
Portare a bollore dell’acqua leggermente salata e versare le castagne. Cuocere per 75 minuti o fino a quando saranno cotte, ma non disfatte.
Nel frattempo preparare la pasta. pesare l’uovo e aggiungere tanta acqua fredda fino ad arrivare a 80 grammi.
Con questo liquido impastare la farina e un pizzico di sale. Formare una palla, coprire e lasciare riposare per mezz’ora.
Con il mattarello e con la macchina della pasta, tirare la sfoglia e farla asciugare all’aria per non utilizzare troppa farina.
Tagliare la sfoglia e ricavare dei taglierini. Allargarli con le mani sulla spianatoia perché non si attacchino tra di loro.
Scolare le castagne.
In una pentola versare il latte e uguale peso di acqua, salare e portare a bollore.
Fare insaporire per alcuni minuti e aggiungere la pasta.
Cuocere per due minuti dalla ripresa del bollore, mescolando spesso per non fare attaccare al fondo della pentola.
Servire nei piatti e, a piacere, aggiungere una noce di burro.