Frittata di fave, menta e cipolline, ovvero come ti riciclo le fave del giorno prima con gusto! Le fave fresche, soprattutto se appena raccolte, sono buone crude con il classico salame e pecorino sardo: sono come le ciliegie, una dietro l’ altra!
Appena diventano un po’ più passatelle, un’ alternativa è bollirle con le patate, aggiungendo tonno e cipolla affettata, oppure la salvatutto frittata: è una new entry, l’ho provata e ci è subito piaciuta: un’ alternativa a quella classicissima di bietole! Per un risultato più salutare, si può cuocere al forno o a vapore (ho provato in altri casi ed è buona), ma con la passione per le frittate old style di Carlo, non me la sono proprio sentita! :D
Frittata di fave, menta e cipolline
Ingredienti
- Fave sgusciate, 350 grammi
- Cipolline pulite, 50 grammi
- Grana grattugiato, 100 grammi
- Uova, 5
- Menta, foglioline a piacere
- Sale
- Olio evo
Procedimento Frittata di fave, menta e cipolline
Sbollentare le fave per pochissimi minuti: se sono più dure, cuocerle per 5 minuti circa.
Nel frattempo affettare le cipolline e cuocerle per 5-7 minuti con le fave e un giro di olio.
Tritare la menta e aggiungerla al formaggio grattugiato.
Quando le fave saranno fredde, unire le uova leggermente battute e il grana.
Aggiustare di sale.
Oliare leggermente una padella dal fondo spesso e, quando sarà calda, versare il composto.
Cuocere per 8-10 minuti girando spesso la padella.
Con l’ aiuto di un coperchio o di un piatto leggermente unto, rivoltare la frittata e cuocere per 5-7 minuti.
Asciugare la frittata su un foglio di carta assorbente e servire tiepida o fredda.
Alcune curiosità.
La fava fresca, Faba vulgaris, è il legume più leggero e digeribile dopo il fagiolino. Può essere consumata fresca come con il pecorino e il salame o base per un pesto; surgelata per essere poi bollita con cipolle e patate durante l’ inverno, spesso con l’ aggiunta di tonno.
Viene conservata anche secca, base di minestre e passati. Ricca di proteine, fibre vegetali e priva di grassi, è una fonte di ferro, acido folico e vitamina B1: può essere causa, in persone a cui manca un enzima, di una malattia rara chiamata “favismo”, sviluppata soprattutto in Sardegna e in Grecia, che è causa di gravi anemie.
Una origine antica.
Coltivata dall’età del bronzo, nell’antica Roma sembra abbia dato il nome a una delle famiglie nobili più importanti, i Fabi.
Da sempre è stata accostata al mondo dei defunti. Gli Egizi si rifiutavano di toccarla ed è nota l’avversione di Pitagora e della sua Scuola verso questo legume, ritenendo che vi risiedesse l’anima dei defunti: secondo Platone invece ne era vietata l’assunzione perché causava un forte gonfiore che impediva la necessaria tranquillità per la ricerca spirituale, tesi confermata da Plinio.
Nell’antica Roma, il noto gastronomo Apicio, vissuto tra il I e II secolo a.C., accompagnava le fave fresche cotte nel baccello con il garum, la salsa preparata con pesce completo di interiora macerato al sole e tanto amata dall’antico romano.
Nel Medioevo Maestro Martino da Como, secolo XV, noto gastronomo e cuoco che cucinò anche in Vaticano, nel suo famoso libro De Arte Coquinaria, ci tramanda ricette con le fave, le Fave piene, fritte, menate e fresche con brodo di carne.
L’associazione delle fave al mondo dei morti è giunta fino a noi.
In molte ricette tradizionali per il 2 novembre, giorno della commemorazione dei defunti, vengono cucinate le fave secche e, nello stesso giorno, vengono anche seminate dai contadini. In alternativa, i giorni favoriti sono il 7, 17 o 27 novembre, dove il 7 è il numero da sempre associato alla spiritualità.
Una curiosità: negli anni bisestili i semi delle fave sono disposti nel verso opposto agli altri anni.
Grazie Giovanni! In famiglia è piaciuta, se la provi fammi sapere :)
Non avevo mai provato la frittata con le fave, grazie per il suggerimento.