I Canederli dell’ Antola sono una ricetta di quando ero piccola; gli ingredienti non sono gli stessi: allora raccoglievamo le erbette e gli spinaci sul Monte Antola (ovvero l’Antola) e, quando ritornavamo a casa, mia mamma li preparava sempre!
Li aveva imparati da Angiolina Musante, che li cucinava sempre a Bavastrelli, dove viveva principalmente: sia lei sia mia mamma, ovviamente, andavano a occhio … ma oggi abbiamo messo a punto le dosi: c’è una differenza fondamentale!
Gli spinaci sono del fruttivendolo, invece che dei prati intorno al vecchio rifugio, ma i canederli sono sempre buoni! Oggi cucino da mia mamma: lei è la mente e io sono il braccio :) (segue in calce)
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Ricetta Canederli del Monte Antola
Ingredienti x 4 persone
- Spinaci, gr. 500
- Salsiccia, gr. 250
- Uova, 3 intere e 1 tuorlo
- Mollica di pane, 4 panini (dipende dal tipo)
- Latte, qb
- Formaggio grana grattugiato, gr. 30
- Aglio, 1 spicchio piccolo
- Maggiorana, qb
Procedimento Canederli del Monte Antola
Cuocere gli spinaci. Si possono aggiungere anche alcune foglie di borragine.
Strizzarli bene e tritarli: devono essere sminuzzati, non una purea… mi raccomando!
Unire all’ impasto la salsiccia, l’ aglio e la maggiorana tritati finemente, il pane ammollato nel latte e strizzato, il grana, il sale e le 3 uova.
Impastare bene e valutare se aggiungere il tuorlo: l’ impasto non deve essere molle.
Formare delle palline, o dei salsicciotti, aiutandosi con i palmi delle mani, come nelle polpette.
Cuocerli in abbondante acqua salata per circa 10, 12’.
Condirli ad es. con sugo di salsiccia sbriciolata.
Nota. I canederli dei miei ricordi erano molto più grandi ed erano una specialità di Angiolina.
Non ricordo come li chiamassero, a me piace ricordarli così.
Mi hanno portato sull’Antola che ero in fasce.
Scesa dalle braccia sono salita sul mulo, poi attaccata alla sua coda per farmi tirare ed infine a fare le gare in gruppo per vedere chi arrivava prima…non ci si staccava mai troppo però: era maggiore il piacere di camminare tutti insieme in allegria.
Ho grande affetto e grandi ricordi dei fratelli Musante, i proprietari del Rifugio, dopo il Cai.Albina, la padrona di casa, alla mattina mi portava il panino caldo con il salame. Soprattutto d’inverno non avevo il coraggio di scendere: era freddissimo e non c’era riscaldamento. Come avrò fatto, freddolosa come sono?!
Vittorio mi preparava le fette di formaggetta cotte sulla piastra della cucina a legna: sì, perché noi eravamo tra i pochissimi eletti che mangiavano in cucina
Angioletto aveva sempre delle mentine da darmi e Silvio, il più anziano, mi consentiva di giocare a carte o a bocce con lui, ma come si “arrabbiava” quando riuscivo a batterlo, con la sfacciata fortuna del principiante!
Angiolina, invece, viveva a Bavastrelli: tappa d’obbligo all’ andata e al ritorno e non ricordo di essere uscita senza un dolcino o dei cioccolatini e una bibita.
Ricordo quando Albina andava nella stalla a mungere ed io le trotterellavo dietro con il mio bicchiere per bere il latte o quando andavamo nell’”orto”, per raccogliere le erbe e gli spinaci!
L’Antola non conosceva distinzioni sociali: erano tutti “sciu” e “scia”, una forma più rispettosa del “signore” o “signora” e tutti noi con un unico denominatore comune: il richiamo dell’ Antola e dei fratelli Musante.
Cara Fausta, anche io andavo con il bicchiere nella stalla a bere il latte appena munto! E’ proprio vero che noi liguri nasciamo sul mare, ma siamo gente di montagna! Un grosso bacio! :)
che bei ricordi, Francesca! Lo credo che sei così legata all’ “Antola”… il tuo racconto mi ha ricordato le estati in alta montagna, a stretto contatto con mucche, latte appena munto e burro di malga, e tanta, tanta libertà di giocare (anche a bocce, quelle antiche, di legno, fatte da mio bisnonno) e andare per i prati. Oltre che per questi straordinari “canederli”, grazie anche per aver dissepolto cose “d’altri tempi”. Un bacione