La ricetta dei Peperoni arrosto con salsa Cambridge sarà legata per sempre, per me e per la mia famiglia, al crollo di Ponte Morandi a Genova, la vigilia di Ferragosto.
Gli eventi tragici si fissano nella mente insieme alle azioni che stiamo compiendo in quel preciso momento.
Ricordo perfettamente l’11 settembre: ero tornata dal lavoro e, mentre mi accingevo a prepararmi il pranzo, il vicino di casa ci aveva avvisati.
Accesa subito la tele, ero rimasta incollata a seguire le immagini, sbigottita, guardando la seconda torre in diretta.
Genova, 14 agosto 2018
Martedì 14 agosto ero in ritardo per il pranzo, pizza bianca con la rucola cotta nel forno a legna ma, intanto, preparavo per la cena di Ferragosto: Luca sarebbe uscito con i suoi amici e noi due saremmo andati a fare un giro per ritrovarci tutti alla sera.
Cotti i peperoni e infilati nel sacchetto per poi spellarli, guardo la homepage del Secolo XIX, pioveva forte ed eravamo in allerta arancione, e vedo la scritta “Crollato Ponte Morandi” e un’immagine del ponte, nella foschia, senza il pezzo centrale.
Incredulità, stupore, incertezza.
Ho cercato riscontro alla televisione e sui maggiori quotidiani, ma nessuna traccia. Chiamo Luca e Carlo, che era fuori dal forno a legna, tutti sgomenti…è strano come ci si rifiuti di accettare certi fatti: pensiamo a un hackeraggio della pagina, anche perchè non troviamo riscontro in rete o in tv, ma subito dopo la conferma.
Difficile capire per un non genovese cosa sia ponte Morandi per la città e per i suoi abitanti e lo shock che ci ha attanagliato e continua a farlo, anche a chi, come me, non lo percorreva molto, perché dall’altro lato della città.
Il viadotto sul Polcevera è il collegamento tra la Genova centro e levante con il ponente, l’unione di due cuori in uno, ma è anche l’unione tra le due Ligurie.
Logisticamente, andare a ponente è spesso un dramma perchè non ci sono vie alternative, motivo per cui spesso in casa optiamo per l’altra riviera, soprattutto se per un giro di poche ore o alla domenica.
Anche per chi, come me, non lo percorreva spesso, appena da Genova est ci immettevamo sul ponte avevamo la netta sensazione della vacanza, della gita così come al ritorno, appena usciti dalla galleria di Sestri Ponente e ci immettevamo sul ponte, sapevamo di essere a casa, ci sentivamo a casa, anche se il nostro casello non era Sampierdarena, ma l’altro.
Voglio aggiungere una considerazione. Molti si stupiscono delle persone che vivevano e vivono in quelle case, così a ridosso dei pilastri..pilastri che sono stati costruiti successivamente agli edifici.
Per noi italiani la casa è il punto di partenza e di arrivo. È di partenza per quando si crea un progetto di vita comune e di arrivo perché si ha la stabilità, la sicurezza di avere un tetto sopra la testa, da dove nessuno potrà mai mandarti via. Una sicurezza per la vecchiaia perché può garantire una fine dignitosa, ma anche una eredità, un qualcosa di materiale da lasciare ai figli, un qualcosa che si è costruito anche per loro, pensando a loro.
Per noi genovesi, popolo di naviganti, potremmo dire che è l’approdo. E per questo approdo facciamo sacrifici e rinunce. Le persone sotto il viadotto hanno lavorato e lavorano per questo, per questo pagano o hanno pagato un mutuo, senza aiuti da nessuno, ma con le loro forze, forze di lavoro e di sacrifici: per la realizzazione di un sogno che si concretizza, per una garanzia di vita.
E pazienza se tocchi il pilone con una mano o addirittura ti entra direttamente nel tetto, se respiri smog o se temi che ti capiti un tir sulla testa: è lì che vorrai rientrare dopo il lavoro, rinchiuderti nella stanza dopo la scuola, aprire la finestra con vista pilone mentre cucini.
Avrebbero voluto una casa diversa? Probabilmente! Una casa con la vista mare, che tutti sognamo, in mezzo al verde, con un parco vicino per far giocare i figli e l’aria pulita, in un bel contesto e ben arredata. È però anche vero che, qualsiasi casa, quando è tua o ci abiti, diventa una reggia in cui tutti siamo re e regine, senza distinzioni sociali.
La ricetta
La ricetta dei Peperoni arrosto con salsa Cambridge è veloce, molto gustosa e ha il vantaggio che si può preparare in anticipo. Nella salsa Cambridge ho reso leggermente più marcato il prezzemolo per l’abbinamento con i peperoni. E’ una salsa che richiede anche più olio di quello che ho indicato, ma per me è stato sufficiente.
Ricetta Peperoni arrosto con salsa Cambridge
Ingredienti
- Peperoni medi, 4
- Uova, 3
- Acciughe sotto sale, 3
- Capperi sotto aceto, un cucchiaio
- Aceto, un cucchiaio
- Senape inglese, un cucchiaino
- Prezzemolo, un cucchiaio tritato
- Erba cipollina, 3 fili
- Olio evo, un decilitro scarso
- Pepe, un pizzico
Procedimento Peperoni arrosto con salsa Cambridge
Lavare e asciugare i peperoni. Infornarli a 200 gradi e cuocere per 50 minuti circa.
Chiuderli in un sacchetto di carta fino a quando non si saranno raffreddati.
Spellarli, togliere la parte intorno al picciolo e i semi. Dividerli in circa 6 parti, cercando di seguire le pieghe del peperone.
Salsa Cambridge
Nel frattempo far bollire le uova per 10 minuti, sgusciarle e utilizzare i tuorli.
Diliscare le acciughe e sciacquarle abbondantemente sotto l’acqua corrente.
In un mixer, tritare i tuorli, i capperi e l’erba cipollina, aiutandosi con il cucchiaio di aceto.
Unire la senape e versare a filo l’olio, emulsionando.
Aggiungere l’erba cipollina tritata e il prezzemolo.
Mescolare bene e riempire i peperoni.
Un’idea in più.
Se vi avanzano dei peperoni, potete tagliarli a filetti e condirli con acciughe dissalate, fettine di aglio e olio evo. Preparare almeno due ore prima per lasciare insaporire i peperoni.
Nota. I peperoni arrosto con salsa Cambridge sono indicati come tapas, antipasto e contorno comme accompagnamento a carni lesse o arrosti.