Sul sentiero del Pellegrino, poco prima di giungere a Varigotti, si costeggia un muretto colorato, con salvagenti, scritte e ritagli di giornali, in italiano e in inglese: il Mausoleo Cerisola.
Giuseppe Cerisola, detto Beppino, nacque a Varigotti nel 1914. Imbarcato a Singapore, fu fatto prigioniero dagli Inglesi nella Seconda Guerra Mondiale e fu trasportato in Australia nei campi di lavoro.
Terminata la guerra, rientrò a Varigotti ma, scoprendo l’amata fidanzata sposata con figli, tornò nel continente australiano dove rimase per trent’anni.
Cerisola o il Carnera
Amante del mare e provetto nuotatore, salvò molte persone dal mare in burrasca, tanto che gli valse il soprannome di Uomo dei Sette mari, inoltre per questa sua abilità e coraggio ricevette una medaglia d’oro a Noli nel 1976.
Fu soprannominato Carnera invece per la sua prestanza fisica.
Giunta l’epoca della pensione, ritornò a Varigotti stabilendosi dalla madre.
Di carattere cupo, ombroso, coltivò le sue passioni. Il mare, innanzitutto, nuotando fino alla fine e sempre a scrutare tra le onde alte se c’era qualche nuotatore incauto in difficoltà, e l’orto.
Coltivando una fascia, nei pressi della Chiesa di San Lorenzo, iniziò a creare un monumento che riportava gesta e documenti della sua vita.
Prendono forma così salvagenti colorati, parti di muro tinti di rosso ruggine, giallo e blu mare che si confonde con il mare vero.
Ma anche forme marine di cemento e terracotta, corde colorate, articoli di giornali, incisioni in italiano e in inglese con i nomi di alcune delle persone da lui salvate, tra mari e oceani e l’incontro con uno squalo bianco del quale dettaglia peso e dimensioni.
Prima di arrivare dal muretto, sul lato sinistro, una incisione racconta che il semaforo terminò la segnalazione morse nel 1920.
Carnera per la sua prestanza fisica, l’Australiano per aver vissuto in Australia, Eroe dei sette mari per aver salvato tante vite morì nel 2006, lasciando un segno nella storia del paese e di chi passa lungo il sentiero.
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