La maggiorana persa
No Result
View All Result
  • Ricette
  • Cucina Ligure
  • Girovagando
  • Diario
  • Media Kit
La maggiorana persa
No Result
View All Result
Home Girovagando

Narbona, la Pompei delle valli Occitane

by Francesca Vassallo
25 Agosto 2019
in Girovagando, Girovagando
Share on FacebookShare on Twitter

Immaginate una borgata, Narbona, in valle Grana in provincia di Cuneo, raggiungibile solo a piedi, in cui tutto si ferma nel 1960.  La vita condotta fino ad allora, fatta di rinunce e fatica, diventa troppo stretta negli anni del boom economico, dove tutto lontano da lì sembra un miracolo!

Arbouna: i Catari.

Narbona, o Arbouna in lingua d’oc, si contende nomi e notorietà con l’omonima città francese che però deve il suo nome a Narbo Martius, colonia romana sorta nel 118 a.C.!
L’Arbona invece sembra derivi da grande albero o fra gli alberi e, se fosse così, sarebbe un ritorno al passato, perchè le case diroccate sono nascoste dalla foresta di latifoglie.

 

Sicuramente affascinante è la teoria secondo la quale i Catari, movimento eretico medievale,  avrebbero fondato questo insediamento durante una fuga dalle persecuzioni subite.
A riprova di ciò, oltre alla posizione isolata delle case poste secondo uno schema difensivo, sarebbe il cerimoniale del  Cours dji Mort che la popolazione celebrava il 2 febbraio, giorno della Candelora e della purificazione di Maria dopo il parto di Gesù secondo i Catari!

In questo giorno gli abitanti accompagnavano i defunti fino a Colletto e avevano dei punti di posa per sostare lungo il percorso, visibili ancora adesso! Non doveva essere facile camminare lungo un sentiero innevato e scosceso!
Il parroco poi andava loro incontro insieme ai chierichetti durante l’ultimo tratto per  per accompagnarli in chiesa per la funzione e al cimitero per la sepoltura.

Sicuramente la zona era abitata molto prima dei Catari! Sono state infatti trovate delle incisioni rupestri risalenti a settemila anni fa con sei figure antropomorfiche incise su due massi.

ARTICOLI SUGGERITI

 

Un mio articolo come ospite del blog di un’amica, in cui vi parlo del Vallone dell’Arma e del Lago Resile, in un percorso tra valli interne!

Una particolarità in valle Maira, vicino a Dronero: i ciciu di Villar San Costanzo! Ne rimarrete affascinati, io li adoro!

L’ “antica famiglia” e gli altri ciciu

La vita a Narbona.

La borgata si sviluppava in altezza, con un dislivello tra le case più basse e quelle più alte di una settantina di metri.

Attualmente le case sono un tutt’uno con un fitto bosco di latifoglie, ma in passato vi erano molti pascoli e gli abitanti coltivavano il terreno. Come sappiamo bene in Liguria, la montagna era sfruttata tramite terrazzamenti, per spezzarne la ripidità.
L’inverno doveva essere lungo e difficile in questo luogo che non era baciato dal sole nella stagione fredda!

Le case, si può notare anche adesso, sono alte, su tre piani e spiccano le facciate ancora diritte che non cedono, mentre i tetti, ormai crollati, erano spioventi per fare scendere la neve.
Al pianterreno vivevano gli animali, gli uomini al piano di mezzo e sopra il fienile: stalla e fieno assicuravano un ambiente caldo che isolava dal gelo!

Cii sono i resti della chiesa, ma la zona è veramente pericolante per addentrarsi, e sembra ci sia stata anche una scuola elementare per un certo periodo!
Gli abitanti arrivarono a essere quasi 150!

Narbona, la Pompei delle valli occitane.

La vita è dura, il progresso avanza e la mancanza di collegamenti spopola sempre di più il paese.  Inoltre, alcuni sentieri sono impraticabili d’inverno, con il rischio di scivolare sulla roccia ghiacciata! Lungo il percorso che scende a Colletto, infatti, si incontrano spesso dei corrimano a cui aggrapparsi per sicurezza.

Il boom economico attira soprattutto i giovani che emigrano a valle e poi a Torino, in cerca di un futuro migliore e con più comodità! Molti di loro andranno a lustrare le scarpe nei pressi di Porta Nuova o agli angoli delle strade e a loro è dedicata una sezione del museo Il Pichot Muzeou d’la vita d’isì a Colletto!

Questa migrazione inizia negli anni ’50 e ha la sua apoteosi nel 1960. Nella Pasqua di quell’anno una fortissima nevicata isolò totalmente per giorni e giorni la popolazione.  Quello che avevano affrontato e superato tante volte non poté più essere accettato.
Rimasero ancora alcuni anziani per poco tempo, ma furono poi costretti a lasciare le loro case.

Ed è in questo momento che la vita si è fermata, sospesa come in una cartolina di altri tempi.
Un’atmosfera intatta, quasi surreale, dove tutto è rimasto immobile, come in una Pompei senza vittime, fino ai saccheggi che hanno devastato quello che era rimasto…

…e al resto ha pensato il tempo.

Come arrivare a Narbona.

Si può arrivare soltanto a piedi, in un bel percorso ad anello che ti descrivo qui e che attraversa le antiche borgate:

Anello delle borgate in Valle Grana, da Colletto a Narbona

 

Tags: escursionenarbonapaese abbandonatopaesi abbandonatipiemontetrekking
Francesca Vassallo

Francesca Vassallo

Related Posts

Sentiero dei narcisi a Pian della Cavalla e Casa del Romano

Sentiero dei narcisi a Pian della Cavalla e Casa del Romano

20 Maggio 2021
Semaforo Nuovo view2

Semaforo Vecchio e Nuovo al Parco di Portofino

21 Giugno 2020
Strada Napoleonica, Anello da Finalborgo a Verezzi

Strada Napoleonica, Anello da Finalborgo a Verezzi

17 Maggio 2020
Mulino Fenicio di Verezzi nella Riviera di Ponente

Mulino Fenicio di Verezzi nella Riviera di Ponente

17 Maggio 2020
Post successivo
Anello delle borgate in Valle Grana, da Colletto a Narbona

Anello delle borgate in Valle Grana, da Colletto a Narbona

Riso venere al pepe rosa con verdesca al verde

Riso venere al pepe rosa con verdesca al verde

Santuario delle Tre Fontane affresco

Santuario delle Tre Fontane, tra miracoli e Mazzini

Commenti 2

  1. AvatarFrancesca Vassallo says:
    4 anni ago

    Scusa se rispondo in italiano, ma non so il francese :) Le tue giuste riflessioni penso che saranno state comuni agli altri paesi nell’ottocento. Sicuramente è particolare che a Narbona abbiano vissuto fino al 1960 in un’epoca di progresso.

  2. Avatarboselli jeanine says:
    4 anni ago

    siamo andati tre volte , molto emozione per quella gente che anno fatto quelle case , emozione per il lavoro con temporale , neve .
    une grande ingeniosite pour eriger d une maison à l autre . un savoir propre aux gens de la terre qui merite : respect , humilite . mon sentiment c est une grande nostalgie d une epoque revolue , malgres la souffrance , les conditions rudes , loin de tout . il devait certainement y a voir une organisation ( je n ai pas d autre mot) pour trouver futur mari ou future femme ,pour eviter la consanguinite . beaucoup de choses que l on ignore dans notre monde moderne . la question supreme : pourquoi si loin ? personne n a la vraie reponse

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

    The Instagram Access Token is expired, Go to the Customizer > JNews : Social, Like & View > Instagram Feed Setting, to to refresh it.

© La Maggiorana Persa - Digital Marketing by Patrizia Lorenzini

No Result
View All Result
  • Ricette
  • Cucina Ligure
  • Girovagando
  • Diario
  • Media Kit

© La Maggiorana Persa - Digital Marketing by Patrizia Lorenzini