Immaginate una borgata, Narbona, in valle Grana in provincia di Cuneo, raggiungibile solo a piedi, in cui tutto si ferma nel 1960. La vita condotta fino ad allora, fatta di rinunce e fatica, diventa troppo stretta negli anni del boom economico, dove tutto lontano da lì sembra un miracolo!
Arbouna: i Catari.
Narbona, o Arbouna in lingua d’oc, si contende nomi e notorietà con l’omonima città francese che però deve il suo nome a Narbo Martius, colonia romana sorta nel 118 a.C.!
L’Arbona invece sembra derivi da grande albero o fra gli alberi e, se fosse così, sarebbe un ritorno al passato, perchè le case diroccate sono nascoste dalla foresta di latifoglie.
Sicuramente affascinante è la teoria secondo la quale i Catari, movimento eretico medievale, avrebbero fondato questo insediamento durante una fuga dalle persecuzioni subite.
A riprova di ciò, oltre alla posizione isolata delle case poste secondo uno schema difensivo, sarebbe il cerimoniale del Cours dji Mort che la popolazione celebrava il 2 febbraio, giorno della Candelora e della purificazione di Maria dopo il parto di Gesù secondo i Catari!
In questo giorno gli abitanti accompagnavano i defunti fino a Colletto e avevano dei punti di posa per sostare lungo il percorso, visibili ancora adesso! Non doveva essere facile camminare lungo un sentiero innevato e scosceso!
Il parroco poi andava loro incontro insieme ai chierichetti durante l’ultimo tratto per per accompagnarli in chiesa per la funzione e al cimitero per la sepoltura.
Sicuramente la zona era abitata molto prima dei Catari! Sono state infatti trovate delle incisioni rupestri risalenti a settemila anni fa con sei figure antropomorfiche incise su due massi.
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La vita a Narbona.
La borgata si sviluppava in altezza, con un dislivello tra le case più basse e quelle più alte di una settantina di metri.
Attualmente le case sono un tutt’uno con un fitto bosco di latifoglie, ma in passato vi erano molti pascoli e gli abitanti coltivavano il terreno. Come sappiamo bene in Liguria, la montagna era sfruttata tramite terrazzamenti, per spezzarne la ripidità.
L’inverno doveva essere lungo e difficile in questo luogo che non era baciato dal sole nella stagione fredda!
Le case, si può notare anche adesso, sono alte, su tre piani e spiccano le facciate ancora diritte che non cedono, mentre i tetti, ormai crollati, erano spioventi per fare scendere la neve.
Al pianterreno vivevano gli animali, gli uomini al piano di mezzo e sopra il fienile: stalla e fieno assicuravano un ambiente caldo che isolava dal gelo!
Cii sono i resti della chiesa, ma la zona è veramente pericolante per addentrarsi, e sembra ci sia stata anche una scuola elementare per un certo periodo!
Gli abitanti arrivarono a essere quasi 150!
Narbona, la Pompei delle valli occitane.
La vita è dura, il progresso avanza e la mancanza di collegamenti spopola sempre di più il paese. Inoltre, alcuni sentieri sono impraticabili d’inverno, con il rischio di scivolare sulla roccia ghiacciata! Lungo il percorso che scende a Colletto, infatti, si incontrano spesso dei corrimano a cui aggrapparsi per sicurezza.
Il boom economico attira soprattutto i giovani che emigrano a valle e poi a Torino, in cerca di un futuro migliore e con più comodità! Molti di loro andranno a lustrare le scarpe nei pressi di Porta Nuova o agli angoli delle strade e a loro è dedicata una sezione del museo Il Pichot Muzeou d’la vita d’isì a Colletto!
Questa migrazione inizia negli anni ’50 e ha la sua apoteosi nel 1960. Nella Pasqua di quell’anno una fortissima nevicata isolò totalmente per giorni e giorni la popolazione. Quello che avevano affrontato e superato tante volte non poté più essere accettato.
Rimasero ancora alcuni anziani per poco tempo, ma furono poi costretti a lasciare le loro case.
Ed è in questo momento che la vita si è fermata, sospesa come in una cartolina di altri tempi.
Un’atmosfera intatta, quasi surreale, dove tutto è rimasto immobile, come in una Pompei senza vittime, fino ai saccheggi che hanno devastato quello che era rimasto…
…e al resto ha pensato il tempo.
Come arrivare a Narbona.
Si può arrivare soltanto a piedi, in un bel percorso ad anello che ti descrivo qui e che attraversa le antiche borgate:
Scusa se rispondo in italiano, ma non so il francese :) Le tue giuste riflessioni penso che saranno state comuni agli altri paesi nell’ottocento. Sicuramente è particolare che a Narbona abbiano vissuto fino al 1960 in un’epoca di progresso.
siamo andati tre volte , molto emozione per quella gente che anno fatto quelle case , emozione per il lavoro con temporale , neve .
une grande ingeniosite pour eriger d une maison à l autre . un savoir propre aux gens de la terre qui merite : respect , humilite . mon sentiment c est une grande nostalgie d une epoque revolue , malgres la souffrance , les conditions rudes , loin de tout . il devait certainement y a voir une organisation ( je n ai pas d autre mot) pour trouver futur mari ou future femme ,pour eviter la consanguinite . beaucoup de choses que l on ignore dans notre monde moderne . la question supreme : pourquoi si loin ? personne n a la vraie reponse